LE ARANCE DI MARIETTELLA
Ecco cosa scrive il giornalista e professore Sigismondo Nastri sulla propria bacheca Facebook.
Ricordo che ad Amalfi esistevano, insieme ai limoneti, degli splendidi aranceti. Uno, lungo ‘O muro rutto, nella Valle dei Mulini. Quando ero bambino, mio padre lo prese in fitto, per qualche tempo, insieme alla casa, posta alla confluenza tra la salita Resinola e la via per S. Lorenzo, di proprietà di un certo Masto Ciccio. Poi quel giardino è scomparso, soffocato dal cemento. C’erano parecchie piante d’arancio anche nella proprietà di Michele De Riso, distrutte quando il terreno, fertilissimo, fu espropriato per costruirci un edificio scolastico: l’Istituto professionale per il commercio, dove io, per uno strano scherzo del destino, ho trascorso l’intera vita d’insegnante. Capitava che una tempesta di vento “scutuliasse” così forte le piante da far cadere a terra una grande quantità di arance. Mariettella (la signora De Riso, ma noi la chiamavamo così) ce ne regalava ceste e panieri. Ne mangiavo a bizzeffe.
Ancora oggi la mia alimentazione non può prescindere, a metà mattinata, da una ricca dissetante spremuta (anche se le arance vendute in negozio o al mercato, e provenienti non so da dove, e forse manipolate geneticamente, e trattate con sostanze chimiche, non hanno il gusto e la fragranza di allora. Ma io cerco di acquistarle sempre fresche, con le foglie).
In Costiera non se ne producono più, dicevo, a parte rade piante che fanno capolino tra le pergole dei limoni. Bisogna oltrepassare il valico di Chiunzi e affacciarsi sul versante dell’Agro Nocerino per ritrovarne coltivazioni più intense. Credo, ma manco sul posto da tantissimo tempo e non ne sono sicuro, che ce ne siano nel podere “Valle dei Mulini” di Gigino Aceto, che ai miei tempi chiamavamo ‘O cuotto.
I ragazzi di oggi sono schizzinosi: di fronte a una spremuta arricciano il naso, preferiscono bibite esotiche costruite in laboratorio. Peccato. Eppure, leggo, gli agrumi (vale per le arance, ancor più per i nostri limoni, di cui neppure so fare a meno: e sono fortunato perché l’amica Andreina me ne manda in abbondanza da Tramonti) sono ricchi di vitamina C, hanno azione antisettica, antinfiammatoria, protettiva nei confronti di cuore e arterie. Se sono arrivato, sostanzialmente sano, a ottantasei anni, lo devo anche a questi frutti che ho inserito stabilmente, già da quando avevo i calzoni corti, nella mia alimentazione. Lo faccio tuttora.
P.S. Nella foto, tra l’edificio scolastico (ex Ipc), e il pino (abbattuto pochi anni fa), si intravedono le finestre della casa in cui sono cresciuto, all’ultimo piano del Palazzo Anastasio.
© Sigismondo Nastri (dal Taccuino di un ottuagenario)
Source: Positanonews
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