Condividiamo con i nostri lettori il post pubblicato sulla pagina Facebook dell’Ufficio Catechistico Diocesano Amalfi – Cava de’ Tirreni contenente spunti di riflessione molto belli: «Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, chi di noi almeno una volta non si è fermato/a meravigliato/a e curioso/a ad immaginare e scrutare oltre il piano dell’orizzonte dello sconfinato mare? E chi, osservando una realtà un po’ misteriosa come un palco di teatro chiuso, non si è spinto/a ad ideare quello che potrebbe esserci o succedere dietro il velo della tenda separatrice? Sappiamo che proprio questo oltre, solo immaginato, possiede internamente da se stesso una forza irrefrenabile di attrazione in ogni epoca od età di vita; anzi questa verità è la sorgente di una critica, a mio parere giusta, che possiamo avanzare ad un metodo educativo verso le nuove generazioni, stordite e imbambolate da regali eccessivamente appaganti, quasi smodati, il cosiddetto “tutto e subito”, capace di svilire ogni ben che minimo sussulto di sana immaginazione: un motivo di crisi anche per il vero cammino di fede?
Proprio di sì, a me sembra, carissimi e carissime, che avete la bontà di leggermi e vi ringrazio, perché la terza domenica di Pasqua, la cui Parola cerco di commentare con questa paginetta, è l’esaltazione del concetto di oltre, spingendoci con lo sguardo del cuore al di là delle nostre paure e di quello che riusciamo a concepire con la mente; è innanzitutto il Risorto che, come vero Maestro, usa tale metodo educante, ponendosi nell’orizzonte della vita dei discepoli proprio sul filo dell’oltre e solo quando i discepoli si spingono con il cuore a tendervi, potranno trovarLo; essi scoprono con meraviglia, infatti, che Egli non è racchiuso dentro le loro incapacità di leggere, sia negli eventi che nelle Scritture, la trama dell’Amante, né lo incontrano nei limiti dei loro pensieri confinati: l’Amato non è imprigionato dalle conseguenze negative del peccato e del male degli uomini; Egli è, oltre i freddi e sterili confini delle loro tristezze e delle loro nostalgie di un bel passato, interrotto “bruscamente, inaspettatamente ed inesorabilmente”: Gesù li spinge con la forza del Leader a credere al sorprendente, all’inimmaginabile e alla gioia che non è di questa terra, né dei suoi uomini, uscendo con coraggio dalle sabbie mobili di ciò che è stato già visto, “saputo e risaputo”.
Con Gesù Risorto e Vivente, “mi dispiace”, ma quello che i più bravi tra di loro, al massimo riuscivano a relegare nel mondo dei sogni di bambino, si fa vero, si rende concreto, si tocca e si vede, è palpabile e sperimentabile: “roba dell’altro mondo”! Quando ci tuffiamo in acqua per nuotare sappiamo bene che, arrivati ad un certo punto, se vogliamo farlo dobbiamo imparare a lasciarci portare dall’acqua, fidandoci delle sue invisibili insidie e provando, pur tra le onde, sensazioni di leggerezza e di riposo: chi è eccessivamente “terragno” e si fida solo di ciò che tocca con i piedi, mai imparerà a nuotare, nonostante sia avanti negli anni; anzi man mano che si entra nei famosi “anta”, il nostro uomo vecchio ragiona di più e si fida di meno! Questo esempio come tutte le metafore aiuta, ma so che regge fino ad un certo punto, perché il Vangelo ci sconvolge letteralmente, facendoci imbattere nella bella notizia che la fede è non solo scandalosamente empirica, ma fondata sulla salda roccia della Rivelazione di Dio, che in Gesù e nella Sua particolare vicenda si è totalmente e pienamente realizzata.
Potrei scrivere allora che, lasciata la terra, il mare nel quale la fede ci invita a nuotare è la Sacra Scrittura che, dei fatti e dei detti del vivo Maestro, anche quelli più umilianti, aveva fatto chiaramente esplicito cenno; ma i discepoli e noi stessi siamo ordinariamente restii a lasciarci condurre al largo dalla corrente della Volontà divina, che ci dà gioia. Certamente il Vangelo dei racconti di Gesù Risorto ci libera anche dalla tentazione fortissima di essere schiavi del passato, sia di quello di Gesù, come del nostro: quando è bello ci suggerisce comunque di guardare avanti alle nuove gioie, quando è brutto e triste, invece, di fidarci come bambini della vivente Misericordia, nei piedi e nelle mani del Corpo di Gesù e della Chiesa!
Don Luigi, servo che tende all’Oltre».
Source: Positanonews
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