Ufficio Catechistico Diocesano Amalfi – Cava de’ Tirreni: “Stamme a sentì!”

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Ufficio Catechistico Diocesano Amalfi – Cava de’ Tirreni: “Stamme a sentì!”

Riportiamo il post dell’Ufficio Catechistico Diocesano Amalfi – Cava de’ Tirreni dal titolo “Stamme a sentì!”: «Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, penso che uno dei momenti più teneri della vita familiare sia rappresentato da quel gesto di intimità, con il quale un genitore chiama “in camera caritatis” il proprio figlio o la propria figlia per aprirgli/le totalmente il suo cuore e rivelare gli intenti e i desideri educativi più profondi a suo riguardo; tali “caldissimi” colloqui, solitamente, si avviano per noi con la tipica espressione: “figlio/a mio/a stamme a sentì!” Forse abbiamo scoperto, in queste indimenticabili esperienze, aspetti nascosti della personalità dei nostri educatori. Come triste “contraltare”, invece, mi sento di citare i tantissimi episodi di ribellione, anche capricciosa, che da questo mondo sono esaltati e posti sul piedistallo, simboli di rivendicazione di libertà e di autonomia personale, nei confronti di atti di “autoritarismo”, ritenuti ormai stantii. “Non si vede bene che con il cuore”, ricorda a me e a voi, in un passaggio significativo il testo conosciuto de “Il piccolo principe”. Carissimi e carissime, non abbandonate già a questo punto la lettura, vi prego, abbiate fede, in quanto quello che ho scritto mi sforzerò di legarlo al messaggio della quarta domenica del tempo ordinario in corso; non è stato scritto a caso e procedo con la medesima fede. Dentro i testi odierni della Scrittura io ci vedo la Rivelazione sacra del Volto amico e tenero di Dio Padre, che non lascia mai da sole le sue pecorelle; perciò parla loro, perché le ama, è preoccupato come Padre per loro, che sbaglino strada, deviando a destra e a sinistra e smarrendosi. Parlando, Dio mostra ai/lle suoi/e amici/che il Volto e non le spalle: oggi fortemente lo voglio scrivere, visto che ci mancano un poco i volti cari. Dio ha agito così già “anticamente”, di persona, con Mosè ed il popolo radunato sul monte Oreb, nel vento e nel fuoco, terribilmente e spaventando i suoi fedeli; allora ha scelto di proseguire a parlare attraverso la bocca dei suoi amici, i profeti, che hanno parlato al popolo al posto Suo, quasi prestandoGli la voce; nella pienezza dei tempi, infine, ci ha donato il Suo Figlio, Gesù, Profeta per eccellenza, che parla e insegna con divina autorità. Domanda da diecimila dollari: il popolo di Dio come ha trattato dapprima i Suoi profeti e poi il Suo Figlio? Sappiamo benissimo che la risposta sia negativa e temo che continui ad esserlo; ed è per questo che, in precedenza, richiamavo la necessità di recuperare e valorizzare quei gesti familiari dentro i quali troviamo, senza ombra di dubbio a mio parere, la chiave per interpretare bene ciò che sta ancora a cuore a Dio e alla Chiesa, in fedeltà ai testi ascoltati. Mi esprimo con un valore e richiamo un’immagine: il valore, forse mai di moda, è quello della docilità e l’immagine è quella del gregge e del suo pastore. Comincio da quest’ultima: secondo me, ci stiamo troppo allontanando dal contatto vitale con il creato, di cui la storia della salvezza è “inzuppata”, per conoscerne fino in fondo “il cuore”; scrivo del mondo non bucolico ma evangelico delle amate pecorelle, che a meno di un pericolo o di un avventore inaspettato, seguono il loro pastore e si sentono sicure solo l’una vicino all’altra; camminano sempre insieme e la loro certezza è data proprio dalle indicazioni dettate dal pastore, già solo con la sua presenza in mezzo o in capo a loro; la buona strada è indicata con autorità, in quanto accolta come dono di via buona, senza la quale sarebbero certamente sbandate e sviate. Non sono esperto di greggi purtroppo, ma io e voi se possiamo, soprattutto in questa settimana, facciamo esperienza di greggi, fermiamoci a guardarne uno ed ammiriamo come si muove e quali scelte compiono le pecorelle, sempre insieme al loro pastore. Già sento a questo punto le vostre lecite obiezioni: don Luigi, allora dobbiamo mettere da parte la nostra intelligenza? Siamo chiamati/e a metterci sotto i piedi la nostra capacità di pensiero e la possibilità di libera espressione nella Chiesa? Per favore, carissimi figli e figlie spirituali, non giochiamo “su questo campo” scivoloso ed insidioso delle rivendicazioni sociali: rischiamo tutti di cadere e di applicare nelle relazioni “intra-gregge” gli stessi criteri del mondo; voglio solo mettere in evidenza la domanda che si deve porre ogni figlio/a a cui “in camera caritatis” ha parlato il padre. Perché mi ha parlato così, papà? Cosa ha voluto veramente donarmi? Chi è il mio papà da parlarmi in questo modo? La docilità allora, capirete bene, abitata dalla fede, non esclude affatto la fatica sincera e combattuta del travaglio per trovare la Verità di Dio; anzi, io così prego sinceramente: donaci sempre, o Signore, franchi… cercatori ed annunciatori/trici che dicano ciò che Tu comandi. Infine, ricordatevi: come attesta oggi il Vangelo, veramente Gesù “ci ha rovinato”, perché la nostra autorità di educatori/trici è sottoposta continuamente a sfide insidiose, per affermarla con la nostra testimonianza e le nostre scelte. Che fatica è far crescere, vero? Allora, buona partita! Io faccio il tifo prima per voi e poi anche per… il Napoli.

Don Luigi, servo e franco… cercatore».


Source: Positanonews

By | 2021-01-30T22:48:47+00:00 gennaio 30th, 2021|Senza categoria|0 Comments

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