Il significato dello stemma della Regione Campania: un regalo della cultura di Amalfi
Lo stemma della Regione Campania è diventato onnipresente nel 2020: dalle dirette di Vincenzo De Luca (omonimo del napoletano che creò un’auto elettrica nel 1908) ai tanti casi di cronaca legati al Covid.
Chiediamoci allora la storia di uno stemma che, in una regione spesso dominata dall’influenza culturale e politica di Napoli, non è in alcun modo legato al capoluogo. Fu introdotto nel 1970 per la neonata Regione Campania e rappresenta parte della storia di una Repubblica Marinara che ha lasciato un’immensa eredità culturale.
Lo stemma è infatti figlio di Amalfi ed è un’eredità medievale, quando la cittadina della Costiera era una delle repubbliche marinare che dominavano il Mediterraneo. E Napoli non era altro che una lontana amica protetta dai bizantini. O un’alleata, quando si dovevano combattere i Saraceni.
Lo stemma di Amalfi racconta tantissimi episodi storici, dal blu angioino alla scoperta della bussola, arrivando ai Cavalieri dell’Ordine di Malta. Andiamo per ordine.
Il significato dello stemma della Regione Campania: la fascia rossa
Lo stemma della Regione Campania riprende esattamente lo scudo originale della città di Amalfi, quando diventò indipendente nel IX secolo.
La città, nonostante l’indipendenza conquistata solo nel medioevo, era di origine romana e lo racconta la fascia rossa dello stemma: indica la “nobiltà romana“, con un rimando alla porpora che caratterizzava i patrizi.
Secondo la tradizione Amalfi fu infatti fondata nel V secolo d.C. da famiglie romane in fuga dai barbari che avevano invaso e messo a ferro e fuoco Salerno, Stabiae e Napoli.
I coloni decisero di scegliere un posto difficile da raggiungere per non avere più nulla a che fare con le altre città campane. Ma la pace durò poco.
La città fu presto conquistata dai Goti e passò di dominio in dominio fino all’indipendenza conquistata nell’839 d.C. ai danni del Ducato di Benevento e durò circa 300 anni: fu troncata solo dall’arrivo dei Normanni, che unificarono l’intero Sud Italia con Ruggero.
Oggi le cose sono un po’ cambiate: la fascia rossa, nel caso della Campania, si trova su uno scudo bianco e uno sfondo azzurro. Nel caso della città di Amalfi lo scudo è diventato azzurro e lo sfondo bianco è sparito. Paradossalmente lo stemma della Regione Campania è quello originale amalfitano!
Scopriamo allora perché Amalfi si è colorata di azzurro.
Di certo si tratta di simpatie sportive verso il Napoli!
Lo sfondo bianco dello scudo di Amalfi fu cambiato in azzurro con l’arrivo degli Angioini per una semplice questione di opportunità politica. Gli amalfitani non vedevano affatto di buon occhio la dominazione degli Svevi di Federico II e, quando il Papa riuscì a demolire l’antico Regno di Sicilia, ad Amalfi ci fu una gran festa.
Per dimostrare la fedeltà verso i nuovi dominatori del Regno di Napoli, l’Università di Amalfi (il moderno Comune) decise di cambiare .
Nello specifico gli amalfitani odiavano Manfredi che, nel 1250, aveva maltrattato il Vescovo di Amalfi.
Spiega il prof. Giuseppe Gargano che quello di Amalfi è un caso di “stemma sbagliato”, dato che le regole di araldica medievali impediscono la sovrapposizione di due colori. Sappiamo però che, per amor di politica, le regole possono sempre essere interpretate.
Amalfi anche nella Provincia di Salerno
Lo stemma di Amalfi non si è limitato semplicemente a prestare un pezzo della sua Storia millenaria alla Regione Campania. Ha anche “conquistato” il gonfalone della Provincia di Salerno, con il secondo simbolo del suo complesso scudetto: la bussola su sfondo bianco e nero indica un episodio storico ben preciso.
Lo sfondo bianco e nero, in questo caso, rappresentano il giorno e la notte. La bussola invece si riferisce a Flavio Gioia, personaggio mitologico di cui è incerta l’esistenza. Ma questo non ha fermato gli amalfitani dal venerarlo come eroe nazionale, tant’è vero che c’è una bellissima statua nel porto cittadino.
C’è chi dice che abbia inventato la bussola ma è sicuramente scorretto, dato che era già nota da secoli nel Mar Mediterraneo. Più probabilmente era un navigatore amalfitano che perfezionò lo strumento garantendogli un’affidabilità superiore, dando agli abitanti della Costiera un vantaggio strategico immenso sugli avversari commerciali.
Le avventure di Amalfi furono però tragicamente distrutte nel 1343, nel maremoto raccontato anche da Petrarca: l’intera flotta della cittadina fu distrutta dalla tempesta e, tristemente, finì con una tragedia naturale il predominio del mare di Amalfi, schiacciata anche dalla sempre più ingombrante presenza di Napoli capitale.
La Provincia di Salerno ha recentemente cambiato il suo simbolo, passando dalla bussola alla croce. Ed anche questo è un simbolo amalfitano.
Un’eredità culturale internazionale: Amalfi nella Marina Militare e nell’Ordine dei Cavalieri di Malta
L’eredità amalfitana non si ferma ai confini campani: il terzo pezzetto dell’araldica storica della città è finito sulla bandiera della Marina Militare Italiana, dove più merita di stare, ed è diventato anche il nuovo simbolo della Provincia di Salerno.
La Marina Militare vide la sua bandiera ridisegnata nel 1939, alla vigilia della II Guerra Mondiale. L’idea era quella di creare un omaggio alla antichissima tradizione navale italiana: al centro della bandiera italiana ci sono infatti il Leone di San Marco, figlio di Venezia, la Croce Pisana su sfondo rosso, la Croce di San Giorgio di Genova e, per ultima, la croce di Amalfi.
Si riferisce agli amalfitani che fondarono l’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, che oggi esiste ancora ed è diventato l’Ordine dei Cavalieri di Malta. Si tratta del primo ordine monastico-cavalleresco del mondo.
Nello stemma della Marina e in quello della Provincia la croce è stata “contagiata” dal colore blu angioino, dato che in origine era nera.
E così Amalfi si nasconde in riferimenti che troviamo tutti i giorni nello scorrere delle nostre vite, fra una diretta Facebook, una nave nel porto o in una cronaca salernitana.
Il suo stemma è stato “strapazzato” in tutte le salse con cambi di colore, di forma e di immagini. In ogni sua versione, però, è lì per ricordarci l’importanza storica di una delle città più belle d’Italia.
Fonte Storie Napoli
Source: Positanonews
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