Ravello, Costiera amalfitana. La Città della Musica aderisce alla protesta di Risorgiamo Italia, ieri sera luci accese per la prima e ultima simbolica cena ( una dimostrazione, in realtà per le limitazioni del Coronavirus Covid-19 non si è fatta , ma si è solo illuminato il tavolo, come nella foto di Antonio Cioffi ) poi questa mattina la consegna delle chiavi al sindaco Salvatore Di Martino . Anche altri ristoranti della Costa d’ Amalfi hanno aderito in ordine sparso, a Ravello l’adesione più massiccia, mentre la disperazione serpeggia in Italia, in Campania cominciano a mietere vittime fra ristoranti a Salerno e Napoli .
C’è chi si sta preparando alla “fase 2” con nuovi modelli di business, tra delivery e ghost kitchen. Ma c’è anche chi, alla luce delle misure di sicurezza paventate per la riapertura degli esercizi, preferisce non riaprire il proprio ristorante.
A fronte di questa difficile situazione economica, è stata così organizzata la manifestazione di protesta Risorgiamo Italia, indetta dalla federazione M.I.O. – Movimento Imprese Ospitalità, che raccoglie circa 75 mila imprese della ristorazione del settore Ho.Re.Ca. e dei locali di pubblico spettacolo, per la prima volta insieme.
Martedì 28 aprile, alle ore 21, le luci delle insegne delle loro attività si sono accese simbolicamente per l’ultima sera. E la mattina seguente, il 29 aprile, gli imprenditori andranno davanti ai loro Comuni a consegnare le chiavi dei propri locali.
“Risorgiamo Italia”: la protesta dei ristoratori per le probabili misure di riapertura
Si sta discutendo in questi giorni delle probabili misure di sicurezza che dovranno essere prese dai locali, al momento della riapertura: dai pannelli di plexiglass al distanziamento dei tavoli, ai turni.
Molti titolari di ristoranti, bar, pizzerie, pasticcerie, discoteche e lidi balneari sostengono che tali misure siano insostenibili per la gestione ordinaria di un locale, oltre a risultare insopportabili dal punto di vista economico.
Ed ecco perché è nata l’idea della manifestazione, promossa da M.I.O, federazione che raccoglie le realtà “responsabili” e i gruppi che erano nati spontaneamente i primi giorni di marzo per chiedere, ancora prima del decreto governativo, la chiusura dei propri locali, al fine di tutelare la salute di dipendenti e clienti (vi avevamo raccontato la situazione qui).
Le sigle di associazioni e gruppi spontanei nati sui social, confluite nella federazione nazionale di imprenditori della ristorazione M.I.O sono: Treviso Imprese Unite, Ristoratori Responsabili, Comitato Ho.re.ca Milano, Rinascita Pubblici Esercizi Rimini, Ristoratori Emilia Romagna, Allarme Italia Liguria, Ristoratori Toscana, Ho.re.ca Umbria Uniti, Consorzio Foligno InCentro, RistorItalia Marche, Associazione Pizzaiuoli Napoletani,BPU Brand Partenopi Uniti con IoNonApro, Associazione Commercianti Salerno, Gruppo Avellino, Movimento Impresa Puglia, Associazione operatori turistici Porto Cesareo, A.R.T. Associazione Ristoratori Trapanesi, Carboni Attivi Sicilia, Comitato Ho.re.ca Nord Sardegna-Alghero ed il gruppo nazionale di Ho.re.ca. Unita e l’associazione GPN che aderiscono alla manifestazione (in ordine geografico da nord a sud) per un numero stimato di circa 75.000 imprese.
“Non riapriamo con questi presupposti”, la richiesta di chi aderisce alla manifestazione
Gli aderenti alla manifestazione lamentano la mancanza di presupposti economici per poter riaprire la propria attività: “Ci stanno chiedendo di aprire con gli stessi costi, se non più di prima dell’emergenza epidemiologica, con una previsione di incassi che, nella migliore delle ipotesi, è pari al 30% sull’anno precedente”, affermano.
“Al ristorante, in un locale notturno, al bar si va sicuramente per mangiare o per bere qualcosa di buono, ma soprattutto per vivere un’esperienza di socialità, di convivialità che con le misure previste dal Governo andranno del tutto perse. Siamo piccoli imprenditori, e le nostre attività, spesso familiari, sono state tramandate di generazione in generazione con enormi sacrifici. Lavoriamo sette giorni su sette assieme ai nostri dipendenti, con i quali abbiamo un rapporto che va oltre il professionale”, aggiunge Pasquale Naccari de Il Vecchio e Il Mare di Firenze, portavoce dell’iniziativa.
“Ribadiamo che non cerchiamo assistenzialismo: le misure previste per l’eventuale riapertura di maggio, se non collegate a tutele economiche, quali cassa integrazione fino a dicembre 2020 e moratoria sugli affitti e sulle utenze, ci costringeranno a licenziare, se non a chiudere del tutto, le nostre attività. Come possiamo mantenere gli stessi costi di una situazione di normalità sapendo che i nostri locali saranno a produttivi al massimo al 30%?”, continua.
I Ristoratori Toscana lanciano inoltre questo appello: “Invitiamo gli aderenti al flash mob di muoversi nel rispetto della normativa nazionale e dei vari DPCM, nonché al fine di evitare rischio contagio, si raccomandano a tutti la massima collaborazione ed il massimo senso civico, nel rispetto della saluti di tutti; a tal riguardo, ferme le raccomandazioni già comunicate via call e attraverso i social si ricorda a tutti che la consegna avverrà mercoledì 19 aprile ad opera di alcuni rappresentanti dei Ristoratori Toscana; vi invitiamo fortemente a non prendere parte a manifestazioni innanzi a Palazzo Vecchio e/o comunque in strada in quanto non autorizzate e/o contrarie alla normativa in vigore”.
Sarà possibile seguire il flash mob in diretta Facebook sulla pagina di M.I.O, a partire dalle ore 21.
I numeri del settore Ho.Re.Ca e le proposte al Governo
I numeri del comparto Ho.Re.Ca del resto sono importanti, come evidenziato dagli stessi organizzatori nel comunicato ufficiale: “Il fatturato prodotto è di 87 miliardi (*fonte osservatorio nazionale distributori Ho.Re.Ca 2018/2019) con circa 500 mila attività commerciali che impiegano circa 1.500.000 dipendenti incluso l’indotto di forniture e servizi”.
Le previsioni? “Un locale su due dovrà chiudere”. Ecco perché, tra le proposte, M.I.O. – Movimento Imprese Ospitalità, sta studiando un protocollo Haccp da proporre al Presidente Conte e, allo stesso tempo, ha chiesto che nella task force dell’emergenza governativa ci sia una sua delegazione per illustrare le reali esigenze del comparto.
Nel frattempo, Pasquale Naccari e Raffaele Madeo, in rappresentanza dei Ristoratori Toscani, con l’intermediazione degli avvocati Loorenzo Masi e Nicola Cecchi, sono riusciti a incontrare in conference call la professoressa Filomena Maggino accompagnata dal professor Andrea Battistoni della Task Force Colao, per la fase 2 e la ripresa economica e sociale.
Con i rappresentanti della Task Force Colao, i Ristoratori Toscani hanno condiviso le seguenti proposte relative alle misure di distanziamento sociale necessarie e tollerabili:
Un metro e 80 cm di distanza tra ciascun cliente (ordinanza Regione Toscana)
Deroga per i componenti del nucleo familiare stretto e conosciuto dal ristoratore, composto al massimo da due genitori figli, nonni ed eventuali conviventi (coppie di fatto ecc.).
Predisposizione di un podio esterno al ristorante dove un addetto regolerà gli accessi secondo prenotazioni o disponibilità del locale, per evitare assembramenti non dovuti all’interno.
Fino all’uscita dal locale del tavolo occupato non sarà possibile far entra il nuovo cliente.
Pagamento del conto rigorosamente al tavolo.
Controllo dell’accesso ai servizi igienici del ristorante pere evitare code.
Autocertificazione di aver ottemperato alle procedure di sanificazione previste dalla normativa.
In merito alle locazioni commerciali, inoltre, hanno condiviso i seguenti punti:
Sospensione dei procedimenti in corso per sfratto per morosità fino al 30 ottobre 2020. Possibilità di negoziare un accordo con locatore per il periodo di mancato o ridotto pagamento del canone di locazione dal 1 marzo a non oltre il 30 ottobre 2020. L’accordo fra privati deve essere validato da un professionista (commercialista o avvocato) iscritto all’albo professionale.
Applicazione del canone di locazione tenendo conto dei parametri indicati dalla banca dati messa a disposizione dall’Agenzia dell’entrate che riguardano le quotazioni immobiliari semestrali, per ogni delimitata zona territoriale omogenea (zona OMI) di ciascun Comune, un intervallo minimo/massimo, per unità di superficie in euro al mq, dei valori di mercato e locazione, per tipologia immobiliare e stato di conservazione. Il parametro da prendere in considerazione potrebbe essere il massimo che moltiplicato per la superficie dell’immobile darebbe il canone di locazione applicabile dove lo stato potrebbe contribuire per 50 % fino alla ripresa economica
In ogni caso, agevolazione da parte dello Stato di un accordo tra le parti per pagamento del 50% del canone di locazione pagato fino al 29 febbraio 2019, per un periodo di 18 mesi dalla riapertura del locale, con misure di carattere fiscale di seguito indicate come: sospensione delle eventuali rate di mutuo gravanti sull’immobile per il periodo di efficacia dell’accordo di cui sopra; credito di imposta del 60% per i canoni non percepiti per accordo tra le parti di cui sopra; estensione della cedolare secca al 10% per i locatori di immobili in zone fortemente colpite dalle conseguenze Covid-19 che hanno sottoscritto accordo con conduttore di cui ai punti a) e b).
Per quanto riguarda la tassa suolo pubblico, invece, è stata proposta l’abolizione del pagamento della tassa di suolo pubblico per i locali che metteranno tavolini all’aperto nel rispetto delle norme di cui sopra, fino al 31 dicembre 2020. Tolleranza dei Comuni nel concedere spazi il più possibile ampi nel rispetto delle normative di ordine pubblico ed eventualmente del codice della strada. Lo Stato dovrebbe risarcire i comuni in qualche modo dei mancati introiti.
Sul fronte bollette e utenze, infine, è stata avanzata la seguente proposta:
Azzeramento imposte locali e bollette relative a servizi usufruiti a causa emergenza Covid-19. In questo caso si propone di parametrare il costo delle bollette di acqua, luce, gas al consumo effettivamente realizzato, azzerando il resto delle voci che concorrono a formare il costo della bolletta come ad esempio il trasporto di elettricità nel caso della luce. Se non si consuma acqua o gas, non si dovrebbe pagare nulla. Lo stesso dicasi per TARI e COSAP, considerando che i locali sono chiusi per disposizione amministrativa.
“Se lo Stato non interviene immediatamente, rischiamo di perdere il patrimonio economico più importante del nostro Paese”, hanno detto gli organizzatori della manifestazione al momento del lancio. E, auspicando un reale Risorgimento dell’ospitalità, hanno indetto la Giornata nazionale dell’universo HO.RE.CA. Con l’augurio che, il prossimo anno, la data del 28 aprile rappresenti davvero una rinascita.
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Source: Positanonews
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