Pubblichiamo la bellissima riflessione dell’Ufficio Catechistico Diocesano Amalfi – Cava de’Tirreni: «Carissimi/e catechisti/e, fratelli e sorelle, ho in mente una scena simpaticissima della famosa commedia di E. Scarpetta “Miseria e nobiltà”: alcuni “miseri” napoletani, scambiati erroneamente per gente di nobile stirpe, fanno finta di concedere la promessa e “l’onore” ad alcuni, questa volta veri aristocratici, di permanere nella loro casa per alcuni mesi; così possono mangiare, finalmente pensano in cuor loro, ogni genere di delizie e prelibatezze e tanti piatti di bontà del creato finora sognati, ma visti mai; i piccoli di rango per una volta sono elevati socialmente nella loro condizione da una sorte un po’ contorta, ma loro benevola e amica: è l’irripetibile occasione di nutrirsi! Conservano gli spaghetti perfino in tasca, saltando e ballando su mense, in mezzo a popolari canti di gioia! Carissimi e carissime, come se non bastasse la già ricca immagine dataci da Gesù, in questa quinta domenica di Pasqua, ho aperto questo mio piccolo testo di alimento spirituale, ricordando tale antica scena, capace, già solo nella sua rievocazione, di suscitare pura e sana ilarità: di essa ne avvertiamo oggi estrema necessità. Ma se in quella fantomatica villa di persone altolocate i poveri, soltanto per una volta, hanno potuto godere di piatti squisiti, la “green vision” della vera vite dell’odierno Vangelo ci dice che sempre noi “peccatori, ma figli suoi”, siamo invitati a vivere delle prelibatezze perenni della Grazia di Dio: esse mai si esauriscono e mai vengono meno! Anzi, quello odierno di Gesù è sia un dolce invito, che una sua fraterna ed amichevole attesa del cuore: “rimanete in Me”, ci dice il Fratello, cioè non spezzate o tradite questo legame intimo e non tagliate il ponte d’Amore con Me; ancora non rendete sterile ed arida la vostra anima, privandola delle acque benefiche e salutari che scaturiscono da Me, né rendete le famiglie ed il mondo stesso un secco deserto; anzi bonificate quella parte infruttuosa della vostra esistenza, vestendo di lussureggiante verde l’albero delle vostre scelte e non andate a bere altrove, presso fonti inaridite, per cercare l’acqua della vita: è sporca, falsa ed inquinata! Quanto forte è l’aggettivo vera, di compagnia al sostantivo vite!
Rimanendo nella sezione “green” della predicazione di Gesù, siamo stupiti di come il Creato sia stato una Sua cattedra costante, da cui Egli ha attinto luminosi insegnamenti di vita; osiamo solo immaginare per quanto tempo il nostro Maestro si sia fermato a guardare ammirato le opere create dal Padre Suo e nostro. Inoltre la Sapienza del Vangelo, di cui oggi abbiamo modo di cogliere un assaggio, ci lascia intuire come leggere la realtà delle opere malvage che l’uomo può compiere, la cui causa gli insegnamenti cristiani stabiliscono essere nella tragedia della sterilità interiore, il deserto dell’anima cioè: quando si interrompe il legame di amicizia con Gesù, inesorabilmente avanza la sabbia interiore e con essa la brutalità ed il vuoto di vita dello spirito. “Il sommo poeta”, a 700 anni dalla sua morte, ancora ci ammonisce che “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Domandiamoci: quanto deserto c’è nella mia anima ed “intorno” ad essa? E poi il Vangelo ne richiama il motivo: rottura del legame di amicizia con Gesù, che per la Chiesa cattolica ha il nome di morte, abbinato a peccato. Quindi finché siamo in tempo: corriamo ai ripari per risanare e ribonificare aree interiori di deserto; noi, invece, siamo bravi ad identificarle, dicendo bugie perfino a noi stessi, come stanchezze della psiche o del corpo oppure come elementi imprescindibili ed incorreggibili del nostro “carattere”. Infine lasciate che insieme a voi, tutti Suoi piccoli, giochi anche io con Gesù con il Suo “danzante” modo di intendere ed usare le parole: sulle Sue labbra rimanere non è solo sinonimo di stabilità, ma anche vivacissima e perenne dinamicità! Grazie, Vite di vita viva! Don Luigi, servo- tralcio- contadino».
Source: Positanonews
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