Costiera Amalfitana. Pubblichiamo l’articolo del Prof. e geologo Vittorio Di Benedetto relativo alla frana di Amalfi dal titolo “La frana in via M. Camera Amalfi del 2.2.2021“.
Il 2 febbraio 2021,verso le ore 9, si è verificato un movimento franoso che ha interessato la stradina che percorre la sommità spianata del rione Vagliendola, crollata in parte per mancanza di sostegno dei materiali sottostanti , a loro volta rotolati con blocchi erosi dalla parete rocciosa che a mezza costa fiancheggia la SS 163. Su questa carreggiata , subito dopo l’uscita della galleria M. Camera direzione Cappuccini si sono adagiati i materiali del corpo di frana. Medesima sorte ha avuto il sottostante viale Lungomare dei Cavalieri che ha ricevuto in cascata una seconda massa di detriti e blocchi con danni alle auto in sosta. L’energia della massa proveniente dall’area sorgente della frana ha distrutto buona parte del corpo stradale della 163 , compreso il muro di protezione della carreggiata. Il fenomeno, apparentemente improvviso, ha modificato istantaneamente la morfologia del luogo: dove esisteva la strada di Vagliendola, ora si assiste a uno squarcio lungo circa 25 m, profondo in media 2 m in modo da lambire le porte delle abitazioni a piano terra, esteso in altezza per circa 25 m.. Il corpo di frana è stato suddiviso dalla SS 163 in due unità morfologiche di accumulo: 1) sul piano stradale si rileva una falda di materiali a forma di conoide, adagiata al piede della parete rocciosa che a mezza costa la fiancheggia .La forma di deposito, indipendente dall’azione dell’acqua, ha assunto quella di un cono con vertice in su con i materiali più minuti in alto e quelli più grandi alla base. Dal punto di vista sedimentologico, i componenti hanno tessitura granulometrica estesa dalla sabbia fino ai grossi blocchi.
2) . Sul Lungomare dei Cavalieri si è formato in forma caotica il secondo deposito
In questo scenario si evidenziano alcuni elementi macroscopici :
- a) dopo circa mezz’ora dal crollo principale, dall’area sorgente della frana continuava a fluire materiale sabbioso detritico ,colore rosso-mattone, ricadendo sul citato conoide , aumentandone massa ed altezza. La massa di questo materiale, geotecnicamente sciolto era il sostegno del corpo della stradina, largo fino a sfiorare le porte delle case a piano terra. Lo spessore in verticale, variabile, sul lato sinistro ( guardando dal lungomare), si estendeva per circa 15 m fino per l’appoggio sulle rocce. In questa parte la frana è delimitata da una netta frattura verticale del muretto , a destra ha lambito l’uscita della galleria e le murature verticali di una casa.
- b) La presenza di tubazioni : acquedotto, fogna, ed altre di rete, sotto il piano della stradina poggiate sulla roccia, una si piegava sotto il proprio peso perché tranciata.
- c) I materiali franati hanno fatto affiorare la parete rocciosa in posto. Di notevole importanza è la divisione della roccia attraversata da piani di frattura obliqui,intersecati a cuneo, che raggiungono la superficie spianata dove ci sono le case.In evidenza i piani delle superfici di distacco che dividono la parte rimossa e la roccia in posto
Quando sulla superficie terrestre accade un fenomeno violento dovuto a rottura naturale delle rocce costituenti la crosta, si parla di frana. Questa incessante e multiforme azione geodinamica, anche distruttiva, se colpisce le opere legate all’urbanizzazione, interessa le discipline dei geologi, ingegneri stradali, idraulici. L’evento riguarda anche l’economia ed eventuali aspetti legali, ma per grazia e divina provvidenza non c’è stata una tragedia.
Si precisano alcuni termini:
1) dissesto : qualsiasi situazione di equilibrio instabile del suolo e/o del sottosuolo, Un’area in dissesto è predisposta ma non ha ancora subito rotture di rocce e danni.es. Il dissesto idrogeologico
2) Frana : movimento repentino o lento di masse di notevoli dimensioni sotto l’azione della forza motrice di gravità, la massa in moto , sopratutto se si stacca da un pendio, deve avere una profondità minima di circa – 2m , tale che la superficie di movimento non risente della variazione degli agenti esterni, Può avvenire con o senza segni premonitori dove è possibile osservarli.. L’utilizzo dei droni non è del tutto soddisfacente.
3) Erosione: disgregazione meccanica superficiale delle rocce compatte, gli elementi costituenti il detrito possono essere rimossi dal vento, acqua, gravità. E’ un fenomeno continuo.
Qualsiasi corpo dotato di massa che può muoversi può causare danni, ma la distinzione tra frana ed erosione è importante: un dissesto franoso può essere stabilizzato, l’erosione richiede interventi per regolare il movimento degli elementi mobili.
4)Fragilità: un corpo anche compatto è fragile se si rompe con facilità con l’azione di una piccola forza ben orientata La costiera è fragile perché è sufficiente la rottura di una piccola zolla di terreno coltivo per interrompere le comunicazioni, appunto poco durabili, non solo perché le rocce sono rigide e fragili.
L’ambiente della frana
Buona parte della frana ha coinvolto la parete rocciosa che in continuità a mezza costa fiancheggia la SS fino al sito dei Cappuccini. Detta parete fa parte di un rilievo collinare asimmetrico nella zona costiera , elevato fino a quota + 110 m circa s.l.m. in corrispondenza della chiesa di S. Biagio posta a poca distanza dalla verticale dell’area di frana. Dal punto di vista litologico le masse rocciose sono costituite da un solo litotipo classificato calcare organogeno ( C.G.I. ) con inclusi calcari dolomitici che conferiscono un aspetto spigoloso e scheggioso. I calcari sono costituiti da grani di natura carbonatica a tessitura grossolana, che per pressione litostatica si sono addensati e in seconda fase cementati da legante calcitico raggiungendo le proprietà di roccia lapidea. Esaminando dettagliatamente la parete, le caratteristiche macroscopiche non mutano sia in orizzontale che in verticale, non si distinguono discontinuità stratigrafiche perché le rocce sono organizzate in ammassi più o meno omogenei.. In superficie, come nelle attese, si rilevano fratture e lesioni originate dalle forze interne che hanno in prima fase deformato e poi sollevato la formazione. Le fratture hanno continuità e penetrano nella massa, si distinguono tre allineamenti : orizzontale, verticale e subordinatamente oblique. Nella parte apicale il rilievo è troncato da un piano di frattura verticale che è la nicchia di distacco di un blocco franato in epoca medioevale IX sec. Sulle pareti rocciose non si sono conservate nicchie di distacco di massi Le lesioni di minore grandezza sono quelle ampliate dagli agenti esogeni che producono detrito anche grossolano fino al dmc,, più a monte dell’area in frana sono presenti reti di protezione. E’ appena il caso osservare che la formazione rocciosa ha permesso la costruzione della galleria senza ricorrere a particolari interventi tecnici.
Genesi della frana: ipotesi
Da notizie raccolte la stradina aveva già subito avvallamenti e cedimenti,, sono stati avvertiti rumori secchi di scricchiolii, la stabilità dell’area era già compromessa, si manifestavano i primi sintomi del collasso. Sul ciglio della stradina resta parte del muretto il cui setto si prolunga fino all’appoggio sulla roccia per contenere i materiali di riempimento. Non è noto se il muro abbia subito lesioni e rigonfiamenti.
La strada e il muro di sostegno erano prive di opere di drenaggio correnti ai suoi fianchi, parte integrante dell’opera. Il costante prosciugamento del terreno drenato, emungendo l’acqua di infiltrazione, aumenta la stabilità per reciproco attrito tra i componenti il terrapieno. Il drenaggio profondo, detto vespaio, tende ad evitare che l’acqua si fermi nella massa per evitare le pressioni di natura idrostatica spingenti sulle murature di contenimento.
. La massa dei materiali di riempimento, a tessitura sabbiosa grossolana, presenta un colore rosso mattone, possibile che acque di infiltrazione meteorica con l’ossigeno possano aver ossidato il ferro contenuto nei detriti calcarei.
Ma un altro elemento più subdolo può aver esercitato una concausa del collasso: presumibilmente se le acque circolanti nel sottosuolo erano acidificate per presenza di anidride carbonica C02 e altre sostanze acide. Nel tempo i calcari, permeabili per fessurazione, avrebbero subito una profonda corrosione con ampliamento dei piani di frattura dove le acque circolano più facilmente con conseguente disgregazione delle superfici adesive.
Nel terrapieno la frana si è manifestata, in una prima fase, con movimento verso il basso dei materiali che, con l’ aumento del peso specifico dovuto ad eccessiva saturazione causa le piogge continue, hanno traslato lungo la preesistente superficie di distacco al contatto terreno_ roccia. Quest’asse di scorrimento è stato la guida di tutto ciò che era diventato mobile, compreso i blocchi ai limiti di equilibrio lungo i piani di scivolamento a franapoggio. Inizialmente il collasso è nato per squilibrio di piccole masse, gli smottamenti. Con il coinvolgimento di masse cospicue, il fenomeno da erosione ( legame con eventi esterni ) è diventa più profondo , cioè franoso perché lo stato cinematico della formazione era predisposto al movimento. L’intervento di risanamento è l’innalzamento di una muratura di rivestimento della parete con conci in pietra
Questo collasso ha origine complessa perché interagiscono fenomeni in transizione l’uno con l’altro. L’energia esplosiva del collasso ha prodotto una massa di detriti eterogenei, in parte corrosi, un attento studio morfologico e chimico potrebbe fornire indicazioni utili.
Source: Positanonews
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