San Carlo, lo strano contratto del sovrintendente part-time. Fondazione Ravello compenso enorme per il direttore artistico in tempo di crisi

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San Carlo, lo strano contratto del sovrintendente part-time. Fondazione Ravello compenso enorme per il direttore artistico in tempo di crisi

San Carlo, lo strano contratto del sovrintendente part-time. Fondazione Ravello compenso enorme per il direttore artistico in tempo di crisi. E’ quanto scritto su Il Mattino di Napoli dal giornalista , esperto di critica musicale, Stefano Valanzuolo. Una analisi fatta con i dati che lascia alquanto interdetti sopratutto in questo tempo di crisi che vede, dopo il lockdown da coronavirus covid-19, tanti disoccupati non solo in Campania, ma anche in Costa d’ Amalfi, con stagionali ridotti alla fame e senza i sussidi promessi, inoltre ancora non si sa per chi e per cosa si faranno queste manifestazioni in Costiera amalfitana visti i divieti per le norme di contenimento… Non sarebbe il caso di aspettare che la situazioni si normalizzi, come hanno deciso di fare Positano, Capri, Sorrento e tutte le località turistiche,  per ricominciare con le manifestazioni senza sprecare tanto denaro ora? Ravello deve avere il suo Ravello Festival e dovrà essere bellissimo, ma ora, crediamo,  sarebbe uno spreco inutile di soldi , sono altre le priorità 
Ecco il pezzo
In rete i cachet dei dirigenti: Lissner, che è anche direttore artistico a «mezzo servizio» con l’Opera di Parigi, prende appena 92.000 euro, un quinto di quanto aveva dalla Scala
Stefano ValanzuoloIn ossequio alle normative vigenti in materia di amministrazione trasparente degli enti pubblici, la Fondazione San Carlo in questi giorni ha reso noti, attraverso il proprio sito web, i compensi di dirigenti e consulenti. Al di là del facile voyeurismo, tale da indurre più d’uno a curiosare volentieri nelle tasche altrui, la lettura rivela dati sorprendenti, specialmente in relazione ai ruoli del soprintendente e direttore artistico che a Napoli, da un mese a questa parte, convergono nell’unica figura prestigiosa di Stéphane Lissner. Sorprendenti, appunto, per forma e sostanza.La forma, prima. Lissner, come si legge in rete, è indubbiamente il punto apicale della struttura sancarliana, ricopre i due incarichi più visibili e rappresentativi del teatro, eppure, almeno per un anno, avrà un contratto da «dirigente part-time». Un concetto, quello del tempo parziale, che appare sproporzionato rispetto alla mole di lavoro che abitualmente associamo (forse sbagliando) al duplice gravoso ruolo di soprintendente e direttore artistico. Il fatto è che l’altra «part» di «time», Lissner dovrà spenderla a Parigi, come direttore dell’Opéra National fino ad agosto 2021. Dopo di che potrebbe e dovrebbe essere solo napoletano, a meno che non si appalesino altre prospettive internazionali. La «precarietà» del massimo dirigente sancarliano (e non se ne abbiano a male i veri «precari»: stiamo solo scherzando) è un fatto irrituale, non certo censurabile sul piano formale. Tutti gli incarichi del soprintendente e tutti quelli del direttore artistico di una fondazione lirico sinfonica (per altro, il secondo dei due ruoli non è neppure statutariamente obbligatorio) sono teoricamente, e forse anche praticamente (speriamo), espletabili a distanza o, appunto, a tempo parziale. Semmai, siamo noi ad essere un tantino old fashion ed ancorati a vecchie concezioni veterotayloriste, fuori moda. Certo è, però, che la dicotomia italo francese abbia costretto Lissner a munire la struttura sancarliana di una figura, quella del direttore generale (ruolo al quale è stata chiamata Emmanuela Spedaliere) che, in un teatro con soprintendente a tempo pieno, magari suonerebbe ridondante. In questa fase ed in questa situazione, invece, diventa necessaria, visto che il San Carlo pulsa e vive (con problemi annessi e connessi) trecentosessantasei giorni all’anno e non centoottantotto.Non stiamo facendo i conti in tasca al nostro teatro, perché, se li stessimo facendo, avremmo proprio poco di cui dolerci. Sempre lo stesso sito ufficiale della fondazione, infatti, svela anche quale sia il compenso di Lissner per il suo doppio incarico. Quale sia la «sostanza», insomma, dopo la forma già presa in considerazione. E qui la sorpresa viene dallo scoprire come al soprintendente e direttore artistico il teatro riconosca un lordo di 92.000 euro. Un quinto, ufficialmente, di quanto il manager francese ricevesse alla Scala e a Parigi (a Parigi, dobbiamo desumere, ne riceverà la metà in quest’ultimo anno). In ogni caso, siamo molto lontani da quei numeri e, in assoluto, fa un certo effetto sapere che il soprintendente e direttore artistico del San Carlo possa ricavare, per un anno (part time) di lavoro solo duemila euro in più di quanto la Fondazione Ravello, per esempio, stia promettendo, per otto mesi di impegno, ad un direttore artistico da definire (senza incarichi di soprintendenza generale) per un festival (da definire, pure quello). Non c’è proporzione e, forse, si esagera da ambo i lati.Speriamo per lui che, così come alla Scala, anche a Napoli Lissner possa contare su voci integrative non ancora indicate (a Milano, 8 anni fa, proprio quelle suscitarono varie polemiche politiche), ma se così non fosse, allora bisognerà soltanto apprezzare lo slancio generoso del soprintendente austero. Anche perché, per altre figure in organico, i bonus in previsione risultano regolarmente indicati. Sempre a beneficio dei voyeur che volessero visitare il sito sancarliano, aggiungiamo che qualche figura di staff, probabilmente, andrà aggiunta di qui a poco. Pensiamo, per esempio, a Ilias Tzempetonidis, consulente casting e fedelissimo di Lissner il cui impiego è già stato preannunciato. Storie di ordinaria amministrazione, insomma, normali in un Paese anormale come il nostro, in cui un dirigente italiano di 67 anni – tanto per dire – ha diritti diversi da quelli di un pari età francese. Evviva l’Europa.


Source: Positanonews

By | 2020-05-30T10:37:41+00:00 maggio 30th, 2020|Senza categoria|0 Comments

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