Positano. Escursionista salvata sul Sentiero degli Dei, la riflessione “I soccorsi si facciano pagare e si dia più informazione” La situazione in Italia

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Positano. Escursionista salvata sul Sentiero degli Dei, la riflessione “I soccorsi si facciano pagare e si dia più informazione” La situazione in Italia

Positano, Costiera amalfitana. Dopo l’avventura di ieri sera con l’escursionista salvata sulla Croce a Nocelle, dopo che aveva percorso parte del Sentiero degli Dei, è doverosa una riflessione. Solo ieri sono intervenute una ventina di persone, mezzi di soccorso, personale e quant’altro. All’estero ogni intervento viene pagato migliaia di euro. Si spendono tante risorse pubbliche spesso per persone sprovvedute o mal consigliate da tanti operatori che ancora oggi in Costa d’ Amalfi non si rendono conto di come si percorrono i sentieri. Facciamo il caso del Sentiero degli Dei che passa da Agerola, per Praiano fino a Positano , se non si vuole fare qualche deviazione per Vico equense e la costa di Sorrento, perchè è il più famoso e frequentato. Ebbene non si potrebbe fare come è capitato con la famiglia di escursionisti danesi dopo pranzo e con semplici scarpe di ginnastica non adatte. Intanto perchè ci vogliono cinque o sei ore e quindi si fa sera mentre si arriva , e poi perchè il tracciato è spesso scivoloso, impervio e quindi non percorribile facilmente con semplici scarpe di ginnastica , ma addirittura c’è chi ci va con mocassini e sandali…
Quindi tutte le attività alberghiere dovrebbero invitare alla prudenza, anche perchè si rischia la vita e si attivano soccorsi costosissimi, se poi ci va di mezzo anche l’elicottero, come spesso succede, ci rendiamo conto emiche degli ultimi anni, oggi gli escursionisti che mettono in pericolo se stessi e i soccorritori devono pagare l’intervento di tasca propria. Come abbiamo detto più volte, in particolare per il Sentiero degli Dei, sarebbe il caso di far pagare una quota di ingresso, in cambio di postazioni qualificate di soccorso sul Sentiero stesso a mezza strada, che consentano un pronto intervento, e anche altri servizi di assistenza. Poi sarebbe il caso di introdurre il pagamenteo del soccorso e farlo sapere ampiamente e diffusamente. Sanzionare tutte le attività alberghiere ed extralberghiere che non informino, magari con depliant, oppure le guide improvvisate, che danneggiano la categoria di quelle serie, o gli avventurieri. All’estero si paga spesso per i soccorsi, e si paga caro. E in Italia?

Alcune Regioni hanno cominciato a far pagare le prestazioni di primo soccorso in alta montagna. Dopo le polemiche degli ultimi anni, oggi gli escursionisti che mettono in pericolo se stessi e i soccorritori per inesperienza e disattenzione, devono pagare i soccorsi di tasca propria. Ecco cosa c’è da sapere.

Si paga in 6 Regioni

Abruzzo, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Veneto hanno varato un vero e proprio tariffario. Costano di più gli interventi inutili. Una misura di deterrenza per scoraggiare sprovveduti avventurieri o quelli che fanno decollare gli elicotteri senza una effettiva urgenza. È soprattutto una questione di taglio e razionalizzazione dei costi, anche perché – ribadiamo – il servizio viene pagato da noi contribuenti. Il ticket da soccorso alpino in Veneto, giusto per fare un esempio, va da un minino di 25 euro per un ferito grave a un massimo di 750 euro per ferito lieve o persona illesa. In Valle d’Aosta il soccorso è gratuito in caso di emergenza e al massimo si spendono 800 euro per un intervento inappropriato con l’elicottero. Basti pensare che l’elicottero costa da 74,80 euro al minuto a 137, in base al modello del velivolo. In Piemonte, per esempio, è stato fissato un diritto fisso di chiamata per ciascuna squadra di 120 euro. E per ogni ora aggiuntiva di operazioni oltre la prima, si spendono 50 euro. E questo vale per tutti, residenti o non residenti (la Lombardia è l’unica Regione che prevede riduzioni per i residenti).

Meglio una polizza assicurativa

Per non correre il rischio di trovarsi sani e salvi a casa, ma con un ticket esorbitante da pagare, è consigliabile stipulare una polizza di assicurazione. Dal Centro Europeo Consumatori di Bolzano, ci spiegano che prima di aderirvi “è opportuno prestare attenzione che nelle voci coperte ci sia anche la spesa di un eventuale recupero in elicottero in caso di infortunio in pista. È già successo in passato che alcuni turisti firmassero i documenti senza accertarsi bene che cosa essa prevedesse. Quindi, meglio perdere dieci minuti in più con l’agente e chiedere bene le informazioni prima, che trovarsi a pagare cifre molto alte dopo”. Alcune carte di credito offrono polizze ad hoc. “I possessori – suggeriscono dal Cec altoatesino – possono accedere a questo genere di protezione assicurativa, pagando qualcosa in più. In ogni caso, bisogna accertarsene con il proprio istituto bancario”.

All’estero ancora più attenti

Un’accortezza, infine, a chi va a sciare all’estero, in Paesi dell’Unione Europea. La Tessera europea di assicurazione malattia (cioè il nostro tesserino sanitario) dà diritto alle cure medicalmente necessarie in una struttura pubblica durante il soggiorno all’estero, ma alle stesse condizioni dei cittadini dello Stato nel quale ci si trova e non appunto alle condizioni vigenti nel proprio Paese di residenza. Quindi, il recupero in elicottero è sempre a carico di chi l’ha chiamato. Come anche l’eventuale rientro in Patria. Ancora dal Cec di Bolzano: “Chi è in partenza per una vacanza sulla neve in un paese Ue, ma anche in Norvegia, Islanda o in Svizzera deve verificare se è adeguatamente assicurato in caso di incidente sulla pista. Altrimenti, anche in questo caso, ogni recupero è un salasso”.

Bisognerebbe rendere OBBLIGATORIE alcuni tipi di calzature ed abbigliamento e VIETARE le passeggiate a cardiopatici ed anziani , almeno quelle più impegnative.

Anche per chi ama la neve ci sono delle accortenze

Arva e pala obbligatori per lo scialpinismo

Chi pratica scialpinismo deve armarsi di Arva, il dispositivo elettronico usato per la ricerca di persone travolte da valanghe; con sonda da valanga e pala (ormai in commercio esistono modelli leggeri), è uno strumento obbligatorio per legge.

No a fuori pista

Di fronte a un pericolo di valanghe, specie se ha appena nevicato, è bene non avventurarsi nello sci fuoripista o con le racchette da neve. Il manto nevoso sovraccaricato di neve fresca si può staccare facilmente. Basta il passaggio di un singolo sciatore o escursionista per provocare una valanga.

Sulle piste con la testa

Ogni anno si contano centinaia di incidenti sulle pista da sci. Da Dolomiti Superski, il comprensorio sciistico dell’Alto Adige, hanno emanato un preciso codice di comportamento. Prima di inforcare gli sci bisogna armarsi di buon senso. Quindi, le regole: casco omologato obbligatorio fino a 14 anni, ma anche agli adulti è consigliabile. Occhio alle distanze di sicurezza e alla velocità che si adotta, specie se si è poco esperti. Vi si legge: “Soste, sorpassi e altre manovre devono essere effettuate in condizioni di perfetta visibilità, spazio sufficiente e con un numero ridotto di sciatori nelle vicinanze, per evitare situazioni pericolose”. Mai affrontare le piste senza un minimo di preparazione fisica e una alimentazione adeguata. “È consigliabile – aggiungono – stipulare una assicurazione infortuni e responsabilità civile per danni contro terzi, per tutelare se stessi ed anche gli altri in caso di incidente”.

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Source: Positanonews

By | 2020-02-10T15:03:30+00:00 febbraio 10th, 2020|Senza categoria|0 Comments

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