COSTA D’AMALFI: FERITA A MORTE LA BELLEZZA DALL’IRRESPONABILITA’ E DALL’INCULTURA DILAGANTE

/COSTA D’AMALFI: FERITA A MORTE LA BELLEZZA DALL’IRRESPONABILITA’ E DALL’INCULTURA DILAGANTE

COSTA D’AMALFI: FERITA A MORTE LA BELLEZZA DALL’IRRESPONABILITA’ E DALL’INCULTURA DILAGANTE

Andiamo a passi rapidi verso Pasqua; e con Pasqua, come da tradizione. si apre alla grande la stagione turistica. Siamo pronti? La Costa  d’Amalfi è pronta? A giudicare dalle cronache allarmate ed allarmanti sul traffico, si direbbe di no. Anche per questo, ma non solo per questo ho ripescato sulla memoria del computer e ripubblico alcune considerazioni che ho già fatto nel passato e che sono ridiventate di scottante attualità

Le sottopongo qui di seguito all’attenzione di amministratori locali, di imprenditori e di operatori turistici. Che ognuno faccia la sua parte nel ruolo e nelle funzioni che gli competono.

Nel 972 il colto viaggiatore arabo Ibn HAVQAL definì Amalfi “la più prospera città della Longobardia” Nel 1966 Salvatore QUASIMODO ne materializzò, da par suo, le emozioni nella carnalità delle parole: ” Qui è il giardino che cerchiamo sempre e inutilmente dopo i luoghi perfetti dell’infanzia. Una memoria che avviene tangibile sopra gli abissi del mare, sospesa sulle foglie degli aranci e dei cedri sontuosi negli orti pensili dei conventi”.

Nell’arco dei dieci secoli intercorsi Amalfi e la sua costa hanno conosciuto stagioni che ne hanno esaltato eccellenze di attività economiche e splendori di arte e di cultura, ma registrato anche pause di recessione che hanno scandito le enormi difficoltà degli abitanti impegnati nella quotidianità del lavoro, divisi tra remo e vanga a dimostrazione dell’anima anfibia del territorio con i piedi nell’acqua e gli occhi in cielo nell’esaltazione della sua dirupante verticalità.

Nell’un caso come nell’altro la cifra di giudizio per tutti, indigeni e visitatori, per caso o per scelta, quest’i ultimi, è stata LA BELLEZZA pudica e quasi nascosta nelle paciose anse di mare o sgargiante e scintillante, con naturale disinvoltura,, sui petti di colline ad anfiteatro di sole o sui picchi di montagna a cerca di cielo e a catapulta sull’acqua nel visibilio di orizzonti di luce.

Da qualche tempo a questa parte registriamo un crescente degrado del territorio, frutto di insensibilità culturale, di pigrizia mentale, di latitanza delle istituzioni a tutti i livelli, di lassismo della più vasta società civile. Tutti, o quasi, assistono indifferenti a gravi e, qualche volta, irreparabili FERITE ALLA BELLEZZA ad un territorio riconosciuto “PATRIMONIO DELL’UMANITA’”.

Qualche esempio.

 A VIETRI, , che è e resta la porta d’ingresso, buon senso e logica di mercato consiglierebbero un “Ufficio di informazione, ed un luogo di accoglienza attrezzato” in grado di fornire in tempo reale tutte le informazioni di prima mano ai turisti italiani e stranieri sul traffico, sulla disponibilità alberghiera, sugli eventi, ecc. C’è anche lo spazio, proprio all’inizio della 163.Ma nè l’EPT, nè la Provincia, nè la Unione dei Comuni ha mai dibattuto e risolto il problema, che in altre localià (Vedi Cinque Terre in Liguria) è realtà efficiente e produttiva. In compenso, però, da noi fa bella mostra la “baracca” del fruttivendolo con limoni di ogni forma e dimensione, frutta di stagione e (‘nserte) di peperoni rossi e pomodori del “piennolo”, che faranno pure  colore e folclore, ma non sono il massimo dell’igiene e dell’accoglienza ..civile. E i chilometri di strada fino a Positano conosceranno altri punti vendita negli slarghi a margine di strada. Ma la 163, che è universalmente conosciuta come una delle strade più belle del mondo in grado di scatenare forti emozioni ad ogni curva con l’alternarsi di paesaggi sempre più coinvolgenti non è tenuta bene per pulizia ed arredo floreale. E lungo i fossati e nei numerosi fuoristrada, che dovrebbero essere uno sgargiante trionfo di piante e fiori fanno,invece, bella mostra tappeti di cartacce, bottiglie di plastica e residui di ogni genere. E l’ANAS assiste insensibile a questo quotidiano reiterato “sfregio alla bellezza”. E nessuno, nè Regione, nè Provincia, nè sindaci, che pure quella strada la percorrono quotidianamente, insorgono indignati. Tacciono anche gli operatori che dall’esaltazione della bellezza del territorio traggono economia ( e che economia!); non interviene  il Prefetto con l’autorevolezza del ruolo…ecc.ecc.

Senza contare che:

– se ad ERCHIE, per fare un altro esempio ,una cava secolare sfregia la collina a carezza di mare ed il progetto di riforestazione “cento limoni per una cava” resta da decenni un sogno nel cassetto della burocrazia , impedendo ad un gioiello di borgo di essere luogo deputato per ritrovo permanente di artisti (poeti, pittori ,musicisti,ecc;) è una grave FERITA ALLA BELLEZZA;

-se vandali piromani appiccano fuoco a pineta e macchia mediterranea lungo “la strada di montagna” di Alfonso Gatto è una gratuita e volgare fiammata ad incenerire bellezza;

– se i terrazzamenti dei limoneti cedono il posto ai rovi e alle sterpaglie e le macere d’autore di contadini sapienti e pazienti lamentano crepe pericolose e, di sicuro, ruinanti  alle prime piogge è un grave attentato alla bellezza del paesaggio e alla naturale protezione dei centri abitati;

– se sul mare sfrecciano a razzo natanti motorizzati con a bordo piloti inesperti  e con conseguente costante pericolo per bagnanti incauti, rovesciando sullo specchio d’acqua residui di scampagnate… senza controllo è un grave atto di inciviltà e di offesa alla bellezza;

– se nell’alveo dei corsi d’acqua gente irresponsabile getta rifiuti d’ogni genere o, addirittura, costruisce abusivamente, con la complice latitanza di amministratori inadeguati è un premeditato atto di “barbarie contro la bellezza;”

– se nei piccoli centri abitati, lungo i vicoli dove è passata la grande storia i  “cafoni nell’animo” anche se ripuliti dal look griffato lasciano con nonchalance  sacchetti di immondizia o, approfittando dell’oscurità, orinano sui “vasoli”  levigati dal passo dei secoli è un “colpo mortale alla bellezza”;

– se musei  e monumenti restano chiusi e scarsamente illuminati e le biblioteche vuote o poco frequentate “muore la bellezza” per mancanza di linfa vitale;

– se qualche amministratore disinvolto trasforma, fino all’una di notte ed oltre, le piccole ed accoglienti piazze e/o le spianate sul mare,, deputate a piani e gradevoli  conversari,  in discoteche assordanti per il semplice gusto di inseguire le mode giovanilistiche, è una “grave forma di diseducazione al culto della bellezza”;

Se, se, se… e potrei continuare a lungo, ma chiudo con un un ultimo se estremamente emblematico del segno della rozzezza barbarica dei tempi:

-se operatori e cittadini a tutti i livelli continuano ad inseguire solo il culto sfrenato del “dio tarì” e a fine giornata, settimana, mese o stagione turistica valutano il proprio bilancio soltanto dalla consistenza del conto in banca, allora c’è solo da prevedere altre e più gravi FERITE ALLA BELLEZZA e lanciare il grido allarmante del grande poeta Virgilio “Quid non mortalia pectora cogis auri sacra fames! “:Fin dove non spingi il cuore degli uomini o esecranda ingordigia del denaro!”

Tornerò sul tema nella speranza di poter fare analisi meno pessimistiche, ma l’amarezza del presente non rende onore alla storia grande e bella del passato e non promette prospettive esaltanti per il futuro. Purtroppo..C’è solo da augurarsi che ci salvino i giovani, almeno quelli feriti nel profondo dalla dolcezza della bellezza e dalla ricchezza e varietà della cultura. Lo spero fortemente.

P:S: Chiedo scusa per alcuni toni forti del linguaggio, ma me lo suggerisce  l’etica della responsabilità che non  viene meno anzi aumenta con la calvizie e l’età quasi veneranda

Giuseppe Liuccio

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By | 2019-04-02T11:32:34+00:00 aprile 2nd, 2019|Senza categoria|0 Comments

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