Da Positano a Licosa il mare della bellezza e della seduzione. Ed è aria di primavera

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Da Positano a Licosa il mare della bellezza e della seduzione. Ed è aria di primavera

Da Positano a Licosa il mare della bellezza e della seduzione. Oggi cominciamo la settimana con un articolo del poeta e scrittore il professor Giuseppe Liuccio che ci parla della Costa d’ Amalfi e del Cilento , due coste che si affacciano e si baciano nella belle della natura.

Il Golfo di Salerno espone con disinvoltura il mare dei miti e della grande storia. E ne pone a guardia dei confini le Sirene, ritenute da sempre le dee della bellezza e della seduzione, e come tali esaltate da poeti e pittori. Al confine nord sono ammarate a Li Galli, al largo di Positano, e materializzano agguati seduttivi per i naviganti incauti ed inesperti.
A Sud, il promontorio di Licosa rovescia nel mare festoni di pini d’Aletto a corona ed ornamento del monumento sepolcrale della ninfa, scoglio bianco levigato dal pianto del mare a testimonianza di un suicidio per un mito infranto: Ulisse si sottrae con astuzia al rito della seduzione, dolce e fatale insieme. La ninfa, ferita a morte nell’amore e nell’orgoglio, si lascia precipitare nell’abisso del mare: Giove impietosito la trasforma in bianco isolotto/scogliera. Gli uomini vi accendono un faro a guida e protezione di naviganti e, forse inconsapevolmente, anche a memoria di una dolente storia di amore e morte. Le coppie di innamorati vi sospirano tenere effusioni nel dolce dondolio delle barche inargentate dalla luna nuova.
Da Positano a Licosa la costa rievoca ed esalta altri miti, quello di Amalfi, ninfa di cui si innamorò Ercole e a cui regalò fiori e frutti del giardino dell’Eden, agrumi innanzitutto, ma non solo, quelli delle dee etrusche, che, da Marcinna a Picentia, accesero culti ai nostri Padri, che, nella quotidianità della fatica del vivere, esaltarono l’epopea del lavoro con la interscambiabilità della vanga e del remo, a testimonianza dell’anima anfibia di un territorio, che vive sospeso tra monti e mare, valli e colline con la ramificazione feconda di fiumi e torrenti. E, ancora, quelli di Paestum, dove approdò Giasone con il carico prezioso del vello d’oro e con l’incubo della persecuzione/vendetta di Medea e dove sbarcarono i Greci, portandosi dietro il sacro pantheon di eroi e dei. Era pronuba di fecondità, Dioniso a perpetuare genio e sregolatezza negli e con gli umori della vite, Minerva ad eternare logos da sapienza per quella nascita ardita dal cranio del Padre Giove, con in dote il dono dell’ulivo con l’oro fluido del frutto a condire alimenti, imbellettar matrone ed oleare muscoli di atleti, Apollo a codificare bellezza delle forme.
Questa lunga genealogia di dei, semidei ed eroi con il coinvolgente fascino del loro mistero ispira sentimenti e culti insieme di e per la bellezza. Ma la fonte di ispirazione primaria viene dalle Sirene, la cui forza della seduzione è perpetuata e quasi ossificata nei territori, dove i miti sanno di terra e di mare, i misteri sono sigillati nel cuore delle grotte e, spesso, nelle notti illuni fuoriescono in una con il vento, che rantola rancoroso nel ventre della terra prima di impennarsi a cavalcata rabbiosa dai coltivi di montagne colline alle falesie del mare, sibilando tra forre e calanchi.
E allora perché non prendere a prestito il mito delle sirene per promuovere il nostro turismo nel segno del mito, innervato nella cultura?
Proviamo a dare qualche suggerimento. Le sirene lanciano messaggi di danza con la flessuosità dei corpi nella loro carnalità anfibia e di canto con la malia della voce che strega, con l’arte divina della seduzione.
Nel nome delle sirene sarebbe possibile e, forse, consigliabile, ideare, ipotizzare e realizzare almeno due iniziative, tanto per cominciare:
1-FESTIVAL ITINERANTE DELLA DANZA, che da Positano, dove si tiene un premio consolidato, potrebbe trasmigrare a Paestum nell’area archeologica con lo sfondo unico ed irripetibile dei templi dorici e, poi, a Licosa nel delirio di cielo e mare in una serata di plenilunio, dando, così, vita ad un gemellaggio sinergico delle due coste in nome della bellezza
2- IL CANZONIERE DEL TURISMO, che dia grande visibilità mediatica alle canzoni vecchie e nuove dedicate alle più belle località turistiche italiane. Il territorio campano ne è uno straordinario esempio con il ricco e bellissimo repertorio che esalta Amalfi, Ravello, Positano, Sorrento, Capri, ecc.
Le canzoni sono un mèlange di parole e musica e chiamano, quindi, in causa poeti e musicisti, ai quali di sicuro non dispiacerebbe annoverare tra il proprio palmarès una “sirena d’oro”.
Anche questo festival/canzoniere potrebbe e dovrebbe essere itinerante. Sono, queste, schegge di utopia di un innamorato del territorio, ferito di nostalgia in un uggioso pomeriggio nell’esilio dorato della sua casa romana.
Ci facciano un pensierino gli amministratori del territorio, l’Amministrazione Provinciale, innanzitutto, ma anche i sindaci di Positano, Amalfi, Capaccio/Paestum e Castellabate., e naturalmente il Parco del Cilento.
Giuseppe Liuccio

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Source: Positanonews

By | 2019-02-15T10:26:10+00:00 febbraio 15th, 2019|Senza categoria|0 Comments

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